L’interior design che parla alle persone: il potere del progetto emozionale

da | Gen 2, 2025 | Lia Chiaiese | 1 commento

“Scusate se cambio idea”

È una frase che ci sentiamo ripetere spesso dai clienti, quasi sempre durante la fase iniziale del progetto di un’abitazione: una fase cruciale ma anche delicata, perché è qui che si gettano le basi per il futuro assetto della casa. È un momento di scelte e decisioni importanti, in cui emergono dubbi e, spesso, paure, ed in cui si corrono una serie di rischi che non sempre sono identificabili.

Quali sono questi rischi?
Eccone alcuni: Il cliente, nel tentativo di non deludere l’architetto o di compiacerlo, finisce per accettare soluzioni che non sente pienamente sue.
Pur di realizzare gli interni che vede su riviste e portali di interior design, il cliente non è disponibile ad accogliere soluzioni diverse, magari più vicine alle sue esigenze.
Non viene concesso il giusto tempo al progetto, nella fretta di cominciare i lavori, di procedere con gli acquisti, insomma, di finire quanto prima.
Questi errori, piccoli o grandi, possono compromettere il risultato finale e portare a realizzare una casa che non accoglie davvero chi deve abitarla.

Come si arriva a questo punto?
Accade quando il progetto si basa su un approccio parziale, che guarda solo all’estetica o alla funzionalità, ignorando l’aspetto più importante: quello emozionale

Il nostro approccio al progetto emozionale:
Il nostro studio crede fermamente che il progetto perfetto sia quello che parla non solo agli occhi, ma all’intero sentire della persona.
L’approccio emozionale parte da un concetto semplice ma potente: le case sono più di semplici contenitori di oggetti e persone.
Ogni spazio in cui viviamo ha un impatto diretto sul nostro stato d’animo, sul nostro benessere e sulle nostre relazioni.
L’architettura e il design non sono solo questioni pratiche o estetiche, ma devono essere capaci di risvegliare emozioni positive, stimolare la creatività e favorire il comfort psicologico.
Progettare tenendo conto delle emozioni significa ascoltare le storie di chi abita gli spazi. Cosa li fa sentire sereni? Cosa li fa sentire a casa? Come possono le forme, i colori e i materiali interagire con il loro mondo interiore?
Ecco perché la prima mappa che proviamo a tracciare nella nostra testa è una mappa emotiva dei clienti. Lo facciamo con questionari, incontri, colloqui.
I risultati non sono immediati. L’architetto e il cliente devono entrare in connessione, ma a volte questo richiede tempo e sforzi aggiuntivi. E, tra l’altro, non è detto che la connessione riesca.
Inoltre, ogni progetto porta con sé un bagaglio di problematiche diverse.
Di volta in volta l’approccio si rinnova, accoglie nuovi aspetti, ne elimina altri, si adatta a quelle persone ed a quegli spazi.
Progettare in modo emozionale vuol dire dunque cercare di connettere i desideri e le esigenze più intime di chi vivrà uno spazio con lo spazio stesso, creando un legame autentico e duraturo tra persona e ambiente.

“Scusate se cambio idea”: ecco perché rassicuriamo sempre i nostri clienti.
Quando ci sentiamo dire questa frase, rassicuriamo sempre chi la pronuncia. Cambiare idea non è un problema: è un passo importante per capire cosa si vuole davvero.
Il nostro consiglio è sempre lo stesso: prendersi il tempo necessario per valutare ogni decisione. Non lasciarsi travolgere dalla fretta di iniziare i lavori, ma tornare indietro, se necessario, per rivedere una scelta e trovarne una che risuoni di più con i propri desideri.
Per noi, progettare una casa non è solo un processo tecnico, ma un viaggio condiviso. Il nostro obiettivo non è creare solo spazi belli e funzionali, ma ambienti che vi rappresentino davvero, dove possiate sentirvi pienamente voi stessi. Anche i cambi di idea fanno parte di questo percorso, perché sono il segnale che stiamo andando nella direzione giusta: quella delle vostre emozioni.

1 commento

  1. FRANCESCO REGIO

    Ciao Lia sono d’accordo

    Rispondi

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